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Nevicate gardolotte e non solo ... perche? C'e' un effetto "trampolino?"

Aperto da yakopuz, Ven 18 Gennaio, 2013, 12:40:06

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MrPippoTN

Citazione di: ross il Ven 18 Gennaio, 2013, 14:04:03
Citazione di: MrPippoTN il Ven 18 Gennaio, 2013, 13:57:09
Citazione di: altevite il Ven 18 Gennaio, 2013, 13:47:46
io personalmente non ho ancora capito come fisicamente il cuscino cade..

il flusso di aria più calda "scalda" il cuscino per conduzione?

il flusso di aria più calda scalza il cuscino (a partire dalle parti più alte)?

Un cuscino di aria fredda non può che essere scalzato dal basso, ecco perché tra i nostri monti rimangono sacche di aria fredda: i monti ne impediscono l'erosione. Il problema sono le quote medie, dove c'è meno "orografia" a far da muro alle correnti calde in arrivo dai quadranti meridionali. Se fa caldo a 1200-1500 m, piove anche a fondovalle nonostante alle quote inferiori ci possano essere ancora 0°C, per dire. Di fatto, il cuscino freddo può anche non essere scalzato affatto e resistere anche per 48 ore durante una scaldata, ma il problema è che mentre a fonvdovalle piove con temperature "da cuscino", sopra c'è l'inferno.

hmmmm Pippo in realta' penso si dovrebbe pensare ad uno strato inversionale (il cuscino) come non scalzato da sotto ma "eroso" da sopra con il rimescolamento turbolento dato dalle precipitazioni e dai flussi di vento. E' proprio perche' e' stabile ed ancorato al suolo che uno strato di inversione termica puo' fare cose come restare intrappolato in restringimenti vallivi.

Quel che intendevo dire io è che il nostro cuscino non è come quello della Pianura Padana, dove un eventuale strato di aria fredda presente a bassa quota (spesso di natura inversionale) viene spazzato via quasi immediatamente al passaggio di un fronte caldo. Da noi, infatti, le sacche di aria fredda che si depositano nei fondovalle non vengono scalzate da cima a fondo (ho scritto impropriamente dal basso, ma intendevo dire fino al suolo), proprio in virtù degli ostacoli montuosi che contribuiscono a creare luoghi più o meno esposti alle scaldate in funzione della loro apertura a sud. Io però non credo ad una grande erosione dall'alto, perché noto che tendenzialmente a fondovalle la temperatura resta bassa anche per giorni, se piove. Parlerei piuttosto di una rottura della colonna d'aria legata al riscaldamento dell'aria in quota. In questi anni ho visto le temperature in quota salire anche di 5-6°C mentre da noi, a Trento / Rovereto, diluviava con 0°C

:ciao:

Giacomo da Centa

Citazione di: MrPippoTN il Ven 18 Gennaio, 2013, 15:55:16

Quel che intendevo dire io è che il nostro cuscino non è come quello della Pianura Padana, dove un eventuale strato di aria fredda presente a bassa quota (spesso di natura inversionale) viene spazzato via quasi immediatamente al passaggio di un fronte caldo. Da noi, infatti, le sacche di aria fredda che si depositano nei fondovalle non vengono scalzate da cima a fondo (ho scritto impropriamente dal basso, ma intendevo dire fino al suolo), proprio in virtù degli ostacoli montuosi che contribuiscono a creare luoghi più o meno esposti alle scaldate in funzione della loro apertura a sud. Io però non credo ad una grande erosione dall'alto, perché noto che tendenzialmente a fondovalle la temperatura resta bassa anche per giorni, se piove. Parlerei piuttosto di una rottura della colonna d'aria legata al riscaldamento dell'aria in quota. In questi anni ho visto le temperature in quota salire anche di 5-6°C mentre da noi, a Trento / Rovereto, diluviava con 0°C

:ciao:

Ora rileggo meglio la frase del Pippo...per me si parla della stessa cosa. In realtà è che il processo di erosione non arriva quasi mai a svilupparsi del tutto, se vogliamo metterla così. Il più delle volte lo strato turbolento riesce a erodere/rimescolare la parte più elevata del cuscino. Questo strato si abbassa sempre più nel corso dell'evento di avvezione calda, ora dopo ora, ma è ovvio che in alcuni fondovalle specie quelli est-ovest se l'avvezione è da sud rimangono quasi sempre delle sacche più fredde, comunque sempre più "rovinate" da apporti umidi e più caldi dall'alto (pioggia magari). E' difficile che un evento spazzi via il cuscino totalmente, nel senso che spesso l'inversione non si rompe mai del tutto, ma 2°-3° a 850 hPa sono quasi sempre più che sufficienti per far piovere fino in fondovalle. Io la vedo così. Poi a volte arrivano ostroni che tirano su a 6° anche il fondovalle, ma è raro se il cuscino pre-esistente è denso (e la densità alta la hai con il freddo ma anche con il secco, la molecola d'acqua pesa infatti meno di quella d'aria).
Ciao!

Giacomo da Centa

#17
Nota bene che questo fenomeno l'ho notato tantissimo trasferendomi quassù a Centa. Quando abitavo a Gardolo spessissimo pioveva con non più di 1,5°/2° e quando ero piccolo spesso mi veniva da dire "ah, se fosse un grado in meno!". Invece ovviamente non è così, e ora che abito a Centa, in versante, la temperatura va su e giù che è un piacere anche durante gli eventi di precipitazione. E' la libera atmosfera che "comanda" qui, a differenza invece di zone poste più a nord (Val di Non su tutte).
Per dire, domani sera mi aspetto veramente poca neve, vedrai come voleranno le temperature quassù già nella notte su domenica. Per me domenica mattina qui piove a +2°/+3° e magari a Lavis nevica.
Ri-ciao!

Flavioski

Volevo sottolineare anche un altro aspetto, che per alcuni potrebbe sembrare ovvio mentre per altri è ininfluente e fonti di continue discussioni, e cioè quello della resistenza dei valori bassi, possibilmente attorno allo zero, nella "parte bassa" del cuscino freddo.

Cerco di spiegarmi meglio: se ad un certo punto saltano le quote medie o medio-alte, come normalmente capita, a fondovalle pian piano la prp diventa mista o gira in graupel, gelicidio o pioggia liquida a seconda dei valori in prossimità del suolo. A questo punto, se i valori in valle e fino a qualche centinaio di metri sopra rimangono comunque abbastanza vicini allo zero senza salire troppo, se dopo alcune ore giunge il fronte freddo in quota, soprattutto in presenza di gpt bassi, la precipitazione (se il f.f. è di quelli <produttivi>) è in grado di rigirare in neve fino al suolo, magari aiutata anche dall'intensità delle prp; era una cosa piuttosto frequente a Trento nelle nevicate degli anni '70 e primi '80 (cioè la neve che partiva farinosa, poi si appesantiva fino a diventare magari mista ma poi rigirava di nuovo solida verso la fine), ed un esempio se n'è avuto proprio nel recente evento del 14-15 dicembre scorso. Ricorderete che a Folgaria girò in pioggia diverse ore prima che a Trento, ma subito dopo l'entrata dell'aria fredda nella tarda mattinata del 15 lassù e in generale alle quote medie rigirò in neve e così fece poco dopo nuovamente in città, dato che evidentemente si era conservata una certa omotermia nelle ultime centinaia di metri di caduta dei fiocchi, mi viene da pensare.

E' chiaro che se invece il cuscino viene scalzato completamente o cmq le temperature al suolo cominciano a salire troppo, ciò non è possibile e magari il fronte freddo fa abbassare la quota neve, per esempio, da 1300 a 7-800 metri a fine evento, ma senza che ci sia la possibilità per i fiocchi di raggiungere il fondovalle.

E' per questo che personalmente considero deleterie pause precipitative con magari temporanee occhiate di sole, perchè a mio avviso compromettono la tenuta del cuscino sia dal basso, dove le temperature lievitano normalmente senza che cali granchè l'u.r. col risultato di un peggioramento di dew-point e wet bulb, sia naturalmente dall'alto, dove continua l'afflusso di aria più mite, col risultato di eroderlo complessivamente in maniera più rapida.

Ora questo può avere un'importanza molto relativa in caso di afflussi di aria eccessivamente calda in quota, tipo x es. se arriva una +5°/+6° c'è poco da fare, ma in caso di valori piuttosto al limite come potrebbe essere nell'evento prossimo venturo sono particolari che possono fare una bella differenza, sempre a mio parere.
Ecco perchè, sempre personalmente, non sono ad esempio d'accordo col fatto che l'orario di copertura sia sempre ininfluente, come invece pensano alcuni.

E' chiaro che lo sarà dove comanda la libera atmosfera, come dice Giacomo, cioè in versante e più in quota, ma in un "pentolone" come la nostra conca di Trento sono convinto che il cielo che si copre alle 6 di mattina con valori sui -4° al suolo non ha gli stessi effetti di una copertura alle 3 del pomeriggio con magari 5°, anche se ovviamente con valori di u.r. inferiori, e questo a parità di valori termici più in quota ovviamente. Questo anche solo per il fatto che, ammettendo che il wet-bulb permettesse cmq ai fiocchi di raggiungere il suolo, ne risulterebbe compromesso o in ogni caso rallentato l'accumulo al suolo.

Mi viene in mente l'esempio del Natale 1999, quando appunto il cielo si coprì al primo mattino con circa -4° in città. Durante il giorno la temperatura a fondovalle cambiò poco data la totale copertura, assestandosi fra -2° e -3°, mentre in quota affluì aria particolarmente mite, tanto che pioveva fin sui 1500 metri con circa 2°, e da quanto ricordo le previsioni escludevano la neve a bassa quota. In città gran gelicidio, ma quando verso le 15 arrivò l'aria più fredda in quota nel giro di un'ora tutta la colonna si risistemò e ne uscì una bellissima nevicata natalizia, che in poche ore riuscì ad accumulare alcuni cm di farina pura e con prp tutt'altro che intense, veramente uno spettacolo.
Non ho la controprova, ma sono convinto che con la stessa situazione spostata più in là di 6-7 ore non avremmo visto un fiocco in città, nè tantomeno il gelicidio; opinione personale, eh!  ;)

Mi scuso per essere andato leggermente fuori dal tema iniziale, anche se questo credo sia un aspetto che unito agli altri molto interessanti da voi citati tipo appunto l'effetto trampolino del Sorasass contribuisca a rafforzarne gli effetti prolungando la durata complessiva della nevicata in una determinata zona rispetto ad un'altra.
Per rimanere all'esempio della nevicata dell'ultimo dicembre, a Gardolo da quanto ricordo non solo la neve "durò" fino al primo mattino (quando da me già pioveva), ma rigirò anche prima, sempre rispetto alla mia zona, all'ingresso del fronte freddo in tarda mattinata.


:ciao:


Giacomo da Centa

#19
Considerazioni da sottoscrivere.
In merito all'orario di "inizio copertura", di certo non è ininfluente, è questione di bilancio radiativo. Coprirsi alle 6 o alle 15 non è la stessa cosa. Certo, magari non cambierà la parte medio/alta della colonna, ma come dici giustissimamente tu a volte basta pochissimo per portar giù tutto fino a valle e i particolari nel meteo come nella vita a volte fanno la differenza (miii che filosofo sono?  ;D).
Pollice su amico! ;-) Ciao!

yakopuz

Beh Flavioski ci hai azzeccato per Domenica!
Complimenti! Credo anche io che l'assenza di pause precipitative (assieme a un riscaldamento in quota non esagerato) e' stata fondamentale per mantenere bella neve a Trento fino al primo pomeriggio!
Il futuro e' nel presente ... devi solo sapere dove e'

Thomyorke

io credo sia stato più che altro il mancato riscaldamento in quota...

prima della ripresa delle precipitazioni, attorno alle 9 di mattina avevo il terrore che riprendessero sottoforma di pioggia perchè nonostante il radar faceva vedere ingenti prp su trento, la marzola rimaneva spoglia da virghe...
La spiegazione che mi sono dato era esatta: la neve ci mette un sacco a precipitare ed in effetti arriva concretamente solo dopo che il nucleo viene visto transitare sopra un certo territorio!!
Poi ovvio, se le prp fossero riprese alle 15, probabilmente sarebbe stata pioggia, ma perchè nel frattempo la colonna si sarebbe scaldata per via dei venti meridionali!
www.meteomollaro.it 

Il 28 dicembre 2020 verrà festeggiato come il 25 Aprile della meteorologia trentina. Amen.